La passione dell’uomo per i cavalli e il loro utilizzo in competizioni sportive è antica. Già Omero nell’Iliade descriveva lo sport delle corse nella cultura greca e la loro importanza nell’intrattenimento della popolazione.
Le prime gare ippiche
Le prime gare con cavalli si svolsero nel 680 avanti Cristo quando, durante la venticinquesima Olimpiade, Pagonda, atleta di Tebe, vinse la competizione sbaragliando la concorrenza.
A quell’epoca gli eventi ippici si disputavano a bordo di bighe in un circuito che prevedeva che i fantini completassero sette giri attorno a un tracciato di forma ellittica.
Le gare si espansero rapidamente nel resto del mondo antico e anche Romani ed Etruschi iniziarono a competere a cavallo. Il re Tarquinio Prisco fu il primo finanziatore del Circo Massimo, spazio dedicato interamente alle competizioni ippiche.
I Romani inoltre davano molta importanza all’allevamento dei puledri che per competere dovevano essere cresciuti all’interno della cosiddetta basilica equestris: nell’Impero erano solamente quattro le stalle autorizzate a prendersi cura dei cavalli da corsa.
Molta anche la burocrazia legata agli eventi di questo tipo: un commissario conservava l’elenco dei partecipanti, fantini e proprietari autorizzati a gareggiare. Tale era l’indotto che erano comuni le figure professionali di allenatori, sellai, veterinari e altri addetti ai lavori che riteniamo essere una conquista dell’epoca moderna.
L’amore per l’ippica si affievolì durante il Medioevo, epoca durante la quale le maestose e memorabili competizioni si ridussero a più contenuti e sobri palii cittadini. In alcune regioni si disputavano anche corse con cavalli senza fantino alle quali potevano partecipare solamente le casate nobiliari più ricche.