Come nacquero le corse di cavalli che amiamo

Le competizioni di ippica moderna, ovvero con regolamenti e tipologia simili a quelle che conosciamo e adoriamo oggi, nacquero in Gran Bretagna, paese che primo stipulò rigidi regolamenti che delineavano distanza, prove da superare e cavalli partecipanti.

I cavalli arabi in Inghilterra

Fin dal regno di Enrico VIII, esisteva a Hampton Court un enorme allevamento dedicato ai soli cavalli da corsa e il re adorava i purosangue arabi che importava ad ogni occasione. Questo edificio e la tradizione delle corse furono sviluppati ulteriormente da Giacomo I che apportò grandi miglioramenti alla qualità della scelta genetica dei purosangue in attesa del suo successore, Carlo II, il quale iniziò a stendere regolamenti precisi per le competizioni e a finanziare la costruzione di numerosi ippodromi in tutta l’isola britannica.

L’importazione di cavalli arabi proseguì nei secoli e tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, arrivarono in Inghilterra tre meravigliosi stalloni; questi sono i progenitori di tutti gli equini purosangue che partecipano alle competizioni dei giorni nostri.

Nel 1750 venne fondato il Jockey Club, associazione dedicata ai fantini inglesi che divenne l’ente regolamentatore di tutte le competizioni equestri della regione.

Come nacquero le competizioni equestri

La passione dell’uomo per i cavalli e il loro utilizzo in competizioni sportive è antica. Già Omero nell’Iliade descriveva lo sport delle corse nella cultura greca e la loro importanza nell’intrattenimento della popolazione.

Le prime gare ippiche

Le prime gare con cavalli si svolsero nel 680 avanti Cristo quando, durante la venticinquesima Olimpiade, Pagonda, atleta di Tebe, vinse la competizione sbaragliando la concorrenza.

A quell’epoca gli eventi ippici si disputavano a bordo di bighe in un circuito che prevedeva che i fantini completassero sette giri attorno a un tracciato di forma ellittica.

Le gare si espansero rapidamente nel resto del mondo antico e anche Romani ed Etruschi iniziarono a competere a cavallo. Il re Tarquinio Prisco fu il primo finanziatore del Circo Massimo, spazio dedicato interamente alle competizioni ippiche.

I Romani inoltre davano molta importanza all’allevamento dei puledri che per competere dovevano essere cresciuti all’interno della cosiddetta basilica equestris: nell’Impero erano solamente quattro le stalle autorizzate a prendersi cura dei cavalli da corsa.

Molta anche la burocrazia legata agli eventi di questo tipo: un commissario conservava l’elenco dei partecipanti, fantini e proprietari autorizzati a gareggiare. Tale era l’indotto che erano comuni le figure professionali di allenatori, sellai, veterinari e altri addetti ai lavori che riteniamo essere una conquista dell’epoca moderna.

L’amore per l’ippica si affievolì durante il Medioevo, epoca durante la quale le maestose e memorabili competizioni si ridussero a più contenuti e sobri palii cittadini. In alcune regioni si disputavano anche corse con cavalli senza fantino alle quali potevano partecipare solamente le casate nobiliari più ricche.